domenica 8 gennaio 2012

La Farfalla che danzava nella Luce





Nel mondo delle Fate gentili, nel tempo felice della grande fratellanza, quando tutti gli Esseri, animali ed uomini, vivevano insieme in armonia e pace, nacque in un giorno di aprile, da un bruco nero e peloso, una Farfalla bianca con le piccole ali spruzzate di rosa ed oro.
Era leggiadra e flessuosa, e si adagiava con grazia sui fiori e danzava sui petali e sulle foglie con grande maestria. Tutti erano ammirati dalla sua bellezza e quando appariva nel cielo azzurro per iniziare le sue danze, le Fate cessavano le loro incombenze, si affacciavano sugli usci delle loro casette incantate e restavano ammirate a guardarla. Anche i bimbi che amavano giocare con gli uccelli dalle molte ali colorate, erano attratti dai colori cangianti e dalle danze di Miluna, la Farfalla ballerina.
Spesso si univano a lei altre Farfalle, insetti dalle ali trasparenti e tutti catturavano i raggi del sole nei loro corpicini flessuosi e creavano una incantevole magia.
Poi Miluna quando il sole era troppo alto, fremeva in un ultimo guizzo d’ali e tornava a casa, nella sua dimora, un vecchio faggio brontolone, ma tanto carino ed amorevole.
Tra il faggio e la Farfalla si era creata una profonda amicizia, e il faggio, che era uno dei primi abitanti del paese delle Fate, le raccontava storie antiche di quando nella valle c’erano state battaglie terribili tra gli abitanti del paese delle Fate e i Signori della Notte, giganti malvagi che volevano oscurare il cielo e rinchiudere tutti gli abitanti nelle miniere della terra cava.
Qui cresceva, proprio come se fosse erba, un minerale nero, dal potere oscuro, che gli abitanti della valle delle Fate dovevano raccogliere e consegnare ai giganti malvagi, i quali lo avrebbero usato per catturare la luce del sole e creare dei mondi oscuri malvagi, privi di colori e di suoni.
Il faggio aveva la voce roca e tremante quando ricordava il terrore di quei giorni, quando tutti gli alberi avevano perso le loro foglie, i fiori non spuntavano più sulla terra brulla e gli insetti, le Farfalle e gli uccelli, privi di colore si confondevano con le tenebre di quella notte senza fine. Il sole non sorgeva più ed il giorno era stato ingoiato dalla notte più buia e triste di tutti i tempi della Prima Era . Per molto tempo regnò il Silenzio, ma dal mondo del Cielo Alto giunsero delle creature in soccorso dello sventurato paese, degli esseri alati, trasparenti.
Avevano fattezze squisite, alti e filiformi, dalla pelle trasparente con grandi ali flessuose che riuscivano a catturare nei loro corpi ogni pensiero gentile, ogni gesto d’amore, ogni sorriso che trasformavano in altrettanti bagliori di luce.
Così i Nefilym , questo era il loro nome, avevano organizzato un astuto piano di attacco, avrebbero parlato ad ogni creatura, avrebbero loro sussurrato parole di speranza, incoraggiandoli a liberare i loro cuori oppressi dai pensieri oscuri: ogni ricordo della loro felicità, della loro antica libertà, avrebbe sciolto un po’ di nero nei loro cuori ed offerto un po’ di luce per l’opera dei Nefilym che, a poco a poco, avrebbero potuto iniziare a disperdere le tenebre.
I giganti dal cuore di pietra quando la notte era ancora profonda, si addormentavano senz'alcun sospetto che le creature da essi dominate potessero ancora sognare, ricordare e catturare la magia della libertà nei loro cuori, creando così ponti di luce che i Nefilym tessevano tra loro per creare il Mondo della Luce.
Durante la notte le Fate evocavano i tenui bagliori di una pallida luna ed intessevano delle vesti incantate che una volta indossate, avrebbero allontanato il maleficio dei Signori delle Tenebre.
Gli Gnomi costruirono degli strumenti capaci di emettere i suoni della speranza e della felicità, che i Signori della Luce avevano avuto in dono dalla Stella che canta .
I bimbi sognavano i ricordi del tempo felice che la Fata del dolce dormire aveva conservato in uno scrigno, e che aveva consegnato al vecchio faggio che, chiamati a sé i bimbi della valle, li addormentava raccontando la storia del tempo che fu. Durante il sonno dei bimbi, la Fata apriva lo scrigno e tutti i bimbi facevano lo stesso bellissimo sogno: in un cielo azzurro, illuminato da una sfera dorata, volteggiavano le più stravaganti creature, e i bimbi con i loro visetti all'insù li guardavano incantati e felici.
Nel grembo di Madre Terra giacevano intanto dimenticati ed ormai privi del calore della vita, i semi delle sue creature, dei fiori, degli alberi e di altro ancora di cui si era persa la memoria.
Nel settimo anno della schiavitù, gli Dèi della luce stabilirono che nell’ora settima del risveglio, i sogni dei bimbi illuminassero il cielo fitto di tenebre, i suoni degli strumenti degli Gnomi risuonassero per l’aria e tutti gli abitanti del mondo incantato delle Fate indossassero i vestiti dai raggi lunari. I Nefilym si accesero di tutti i sorrisi, i ricordi, le speranze catturate nei cuori degli uomini e così vi fu il grande Risveglio.
La Luce fu straordinaria ed ogni più piccolo essere brillò di uno splendore mai visto, la notte fu cancellata e i giganti cominciarono a tremare nel loro essere di pietra, a sgretolarsi come sabbia al vento. I semi che giacevano inermi nel grembo di Madre Terra si animarono e spuntarono nuovamente, ricreando un manto di vegetazione lussureggiante.
I Nefilym non abbandonarono però per sempre il pianeta, perché vollero lasciare un loro ricordo. Insegnarono alle Farfalle la Danza della Luce e il potere di catturare la magia dei suoni e dei colori, affinché nei cuori degli abitanti del paese delle Fate restasse il ricordo del loro potere.
Così, concluse il vecchio faggio: "Tu sei una piccola Dea, e quando danzi catturando la luce nelle tue ali frementi, sei per tutti il sogno della libertà ritrovata."
Miluna ascoltò felice, ripiegò delicatamente il suo corpicino tra le ali, si addormentò profondamente e continuò a sognare di volare e danzare, di volare e danzare sempre più in alto in campi meravigliosi di fiori fatti di luce e di suoni...
da il Giardino delle Fate

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