giovedì 2 febbraio 2012

Non sempre...



Non sempre le giornate delle Fate sono leggere e magiche, spesso anche le Fate son tristi, stanche, demotivate...
non sempre se una Fata sorride significa che non abbia in realtà voglia di piangere! 
Aspetterà la pioggia perchè le gocce nascondino le sue lacrime...e le goccioline le impediranno di volare..e scappare via. 
Quando tornerà il sole...sarà ancora lì, ritornerà a sorridere e a volare, ma sempre con la malinconia nel cuore..........
e solo chi la conosce davvero bene lo comprenderà! 
Ma non sempre una Fata ha qualcuno così accanto....

mercoledì 18 gennaio 2012

La magia delle Fate


Il modo migliore per invitare queste creature a condividere la vostra casa è nel comportarvi come se già fossero con voi!

Il Mondo dei miei Sogni



Il mondo dei miei sogni e come un sole mai spento
Il mondo delle mie fiabe è fatto di stelle, lucine brillanti nel firmamento
I percorsi dei miei sogni sono disegnati dalla fantasia e dal sentimento
sono lucciole che danzano allegre con la luna e col vento…
Le vie delle miei sogni, sono fiabe di un sognar mai vano
che io voglio ancor rivivere, come eruzione di vulcano
a cavallo di un ciclone voglio ancor attraversarle…
se gli tenderò la mano, so che mi porteran lontano…
Le strade dei miei sogni, sono fiabe
popolate dai miei miti, dai miei eroi,
da cavalieri erranti...
da Fate, Gnomi e Giganti
Vi ritroverò nella volta celeste
avrò notizie di voi entrando nel sole...
è nel magma dei vulcani
coglierò il vostro inaccessibile candore...
Nel mormorio del vento vi ascolterò
adagiati sulla luna, ci parleremo...
infine, nell'occhio del ciclone ci culleremo
Perchè nel mondo delle mie fiabe voi vivete…
perché nel mondo dei miei sogni io vi ho incontrato.

(Val. Lang.)

domenica 15 gennaio 2012

Non sono qui




Non piangere sulla mia tomba Non sono qui.
Non sto dormendo.
Io sono mille venti che soffiano;
Sono lo scintillio del diamante sulla neve
Sono il sole che brilla sul grano maturo
Sono la pioggia lieve d’autunno.
Quando ti svegli nella calma mattutina
Sono il rapido fruscio degli uccelli che volano in cerchio
Sono la tenera stella che brilla nella notte
Non piangere sulla mia tomba 
Io non sono lì

Indiani Navajo

Benedizione celtica

Che l'alba ti trovi desto e attento, pronto ad affrontare la nuova giornata con i suoi sogni, le possibilità e le promesse.
Che la sera ti trovi felice e appagato.
Che tu possa entrare nella notte beato, protetto e difeso.
Che la tua anima possa placarti, portarti consolazione e rinnovamento.


 (Benedizione Celtica, John O' Donohuo)

Poesia sul piccolo popolo

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Il primo attributo è la leggerezza.
Vivono sottoterra, in ponticelli traforati da cunicoli e fenditure, ma alle volte sono portati in alto, volando a mezz'aria.
La loro apparenza e forse la loro stessa presenza è discontinua;
solo chi è dotato di una seconda vista li può percepire, e sempre per brevi istanti perchè appaiono e scompaiono...
Hanno momenti di tripudio e irrequietezza, ma il loro umore più frequente è la melanconia, che esprimono con il canto.



(Italo Calvino)

Le belle fate dove saranno andate?

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Le belle fate dove saranno andate?
Non se ne sente più parlare.
Io dico che sono scappate:si nascondono in fondo al mare,oppure sono in viaggio per la luna in cerca di fortuna.
Ma che cosa potevano fare?
Erano disoccupate!
Nessuno le voleva ascoltare.
Tutto il giorno se ne stavano imbronciate nel castello diroccato ad aspettare che qualcuno le mandasse a chiamare.
Girava il mondo per loro in cerca di lavoro una streghina piccina picciò,
col naso a becco, magra come uno stecco,che tremava di freddo perché era senza paltò.
E quando la vedevano arrivarensi facevano tutte a domandare:
“Ebbene com’è andata? Avremo un impiego?”
“Lasciatemi, vi prego, lasciatemi respirare, sono tutta affannata…”
“Ma com’è andata?”
“Male! C’è una crisi generale.
Ho salito tutte le scale, bussato a tutti i portoni, mendicato sui bastioni, e dappertutto mi hanno risposto che per noi non c’è posto.
Vi dico, una cosa seria, altro che storie! Fame, freddo, miseria
La gente ha un sacco di guai:
i debiti, le tasse, la pigione, la bolletta del gas,
i nonni aspettano la pensione che non arriva mai…
Chi volete che pensi a noi?
E poi, e poi, c’è sempre per aria la guerra:
ho visto certi generaloni, con certi speroni, con certi galloni, con certi cannoni dalla bocca spalancata
figuratevi come sono scappata.
Per noi su questa terra non c’è posto.
Ci vogliono cacciare ad ogni costo.
Voi se non mi credete, fate come volete.
Io per me, faccio il bagaglio e me la squaglio”.
E le povere fateve le immaginate a fare le valige?
Per l’emozione le trecce della fata turchina son diventate grige.
Il mago nella fretta si scorda la bacchetta
e Cappuccetto perde la berretta.
Che spavento!
Biancaneve ha uno svenimento.
Il castello si vuota in un momento.
A bordo di una nuvola la compagnia se ne va
Dove, nessuno lo sa.
Forse in qualche paese dove si sentono sicure,
dove anche i generali vogliono bene alle fate
e le circondano di premure perché sono così delicate.
Allora io mi domando:
torneranno?
Ma quando?
Nella selva incantata ci crescono le ortiche,
sul naso della Bella Addormentata ci passeggiano le formiche,
la porta del Castello è sempre chiusa
e quando i bimbi chiedono una storia i nonni trovano la scusa che hanno perso la memoria
Ma allora torneranno?
Io dico di sì.
Sapete che si fa?
Si va dai generali con gli stivali
incapricciati di fare la guerra
e si dice così:
“Signori, per cortesia andatevene via da questa terra,
andate sulla luna o anche più lontano in un posto fuori mano,
dove potrete sparare a tutto spiano
e non si sentirà il baccano.
La mattina vi farete svegliare con un bombardamento o un cannoneggiamento,
a vostro piacimento
e di sera direte la preghiera con la mitragliatrice.
La gente sarà più felice.
Si potrà stare in pace tutti i giorni dell’anno,
e di certo cosìle fate torneranno”.



(Trovata nel web, autore a me sconosciuto)

Apri gli occhi

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Andando a spese, a scuola o a lavorare,

la gente mai non smette di passare:

tutti hanno fretta vanno quà e là,

ma nessuno di loro mentre và,

nota i fiori di siepe a tutti noti,

ma dai nomi che sono a tutti ignoti.



E nessuno mai pensa a quelle fate

che, per far giochi, vi stanno celate!



Passeggero che passi , se sapessi

quello che sta nel bosco e tra le messi,

i segreti , incantesimi nascosti

in viottoli, sentieri e tutti i posti,

andresti a d'occhi aperti ad ammirare...

e allora avresti almeno imparato

la semplice bellezza del creato.




Cicely Mary Barker

Il bosco è magico abitato da fate e folletti



Il bosco è bello,

allegro e sempre felice,

le piante sembrano persone

e i fiumi dei serpenti arrotolati.

Il bosco si risveglia,

con le grida dei folletti,

si addormenta

con le parole delle fatine.

Piante generose e rigogliose

proteggono vite misteriose.

Animali di ogni specie

rendono il bosco

un luogo speciale

dove ciascuno

può tornare

a sognare.

(Trovata nel web, autore a me sconosciuto)

E' al bosco delle fate che voglio dedicare la poesia che vado a cominciare


Del bosco è difficile scordare

quel suo fascino un pò particolare.

Grandi alberi adornano i sentieri

dai percorsi dolci e massi alteri.

Dietro al bell'aspetto naturale

si cela quella sua magia fatale.

Bambini che andate lì a giocare

chiudete gli occhi e provate a immaginare:

gnomi, folletti e nani un pò scanzonati

alberi, massi, fontane dorati.

Fate dai capelli turchini in girotondo

che cantano: "Come è bello il mondo!".

Bambini continuate a immaginare:

andate tutti a festeggiare,

nel mezzo del bosco, in un pianoro,

c'è una tavola tutta d'oro

brindate con folletti e fate

mangiate torte dolci e salate.

Ma ahimè il sogno è ormai finito

sperando di avervi un poco divertito.



da Il Giardino Delle Fate

Le fate blu




Quando il cielo si fa scuro e di velluto adornato,
e le stelle si spengono come stanche candele,
quando il lampo aleggia luminoso e incantato
e il tuono romba improvviso e crudele
Se scrutate nel bosco fra alberi e fronde
e l’orecchio tendete ad ascoltare curiosi
udrete un canto che dolce si infonde
ed accompagna una danza con gesti armoniosi
Il vostro sguardo non potrà più far senza
quei vortici blu e delle voci fatate
fremerà il vostro corpo con insistenza,
le vostre membra danzeranno beate
No, non temete che la causa di questo
sia la magia o il sortilegio più arcano
la colpa è dovuta all’aspetto immodesto
delle fate blu dal garbo sovrano.
Di notte, d’arte e di classe vestite
inneggiano al lampo, padre orgoglioso
celate nel buio, dall’animo unite
danzano e cantano senza riposo.
Attenti comunque a non farvi notare
le fate blu, son riservate e solenni
se vi scorgessero celati a spiare,
non ne uscireste interi ed indenni.
È vero, son fate, non sono guerriere
ma sono scaltre e assai dispettose
non causano liti, non invadon barriere
ma se provocate diventano astiose
Le fate blu son così fatte,
belle, sincere, di modi sopraffini,
studiano, scrutano, non fanno le matte
stuzzicano solo chi non rispetta i confini
Il loro saluto richiama la pioggia
amano il buio e la notte oscura,
deplorano chi la civetteria sfoggia
e aiutano i deboli a vincer la paura
Sono fate dei buoni intenti,
usano l’ironia e il linguaggio forbito
per aiutare tutti i perdenti
a ritrovare l’orgoglio smarrito.
Sono le fate che volano in gruppo
avvolte di notte e di fascino arcano
di guerra e vendetta non temon sviluppo
son forti del lampo, loro padre
sovrano



(trovata nel web, autore a me sconosciuto)

Ninna nanna del luogo incantato


Dorme la Quercia e persino il funghetto
sveglio rimane soltanto il Folletto...
Ninna nanna del cielo stellato
la Fatina ha un mantello incantato
e lo distende sul manto odoroso
per riportare col sonno il riposo
lei fa dormire il cervo e il capretto
e si addormenta persino il Folletto.

(Trovata nel web, autore a me sconosciuto)

Ninna nanna del folletto


Ecco il folletto che dorme sereno nel suo letto

lo cura la luna nel cielo lassù

lo aiutano le stelle nell'immenso blu

notte serena e piena di magia

tutta la stanchezza porta via!


di La Quercia Incantata

venerdì 13 gennaio 2012

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Quando andate alla ricerca dei luoghi di ritrovi fatati, ricordatevi che ogni prato, ogni striscia di terra su cui fioriscono fiori e profumi selvatici lì vi è la sicura presenza delle fate. 
Non a caso si dice che il profumo lasciato dal popolo fatato sia quello spiccato del muschio bagnato.
 
 
di.......Baci di fata...
Non lasciatevi scoraggiare da coloro che, delusi dalla vita,sono diventati sordi ai desideri più profondi e autentici del loro cuore.
(Beato Giovanni Paolo II)
Molti credono che la fantasia serva solo per sfuggire alla realtà, mentre quasi sempre serve per capirla e interpretarla meglio.
(F. Volo)

Un candido bacio

Noi fate attraverso i raggi di luna....... 
arriviamo fino a te......
è sulla tua fronte che ci posiamo per lasciarti un candido bacio... 
per augurarti una buona serata.....

Crescere..............

Le Fate rappresentano la fanciullezza contenuta nel cuore e nell'anima di ciascuno di noi. 
Esse rappresentano il mistico, il magico, il gioco ed il divertimento.
Esse ci dicono che non abbiamo bisogno di diventare adulti, abbiamo solo bisogno di crescere. 
Non c'è bisogno di seguire un percorso spirituale particolare per credere nelle fate, occorre solo un cuore che possa amare...aver anche solo una volta nella vita espresso un desiderio ad una stella cadente...

Esser mamma...è magico!

E poi a render magica la mia vita ci sono quattro meravigliose creature! ^_^
Divenir madre è la più grande magia che esista...
 

♥ Il Canto del Cristallo

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C'erano una volta due sorelline che vivevano in una valle incantata. La valle era protetta da altissime montagne che d'inverno si rivestivano di neve soffice e candida, e in primavera, al disgelo, cantava di freschi ruscelli che si rincorrevano limpidi e spumosi lungo i pendii.
Le due sorelline trascorrevano la maggior parte del loro tempo in mezzo alla Natura, ascoltandone i suoni. Una delle due sorelle sembrava poter vedere il cosiddetto "Piccolo Popolo degli Spiriti della Natura", e spesso danzava con loro. L'altra sembrava che avesse il dono di ascoltarne le voci, e con loro intrecciava canti.
Un giorno giunse loro notizia che strane cose stavano accadendo. Le montagne non sembravano più così accoglienti, la valle intristiva e con essa i suoi abitanti. La Terra sbottava di soprassalto più spesso di quanto facesse un tempo...Forse la Natura manifestava i segni di quanto da tempo subiva dagli uomini...
Sembrava che la Terra volesse dire qualcosa - o, forse, chiedere.
Nei sogni delle due sorelline sempre più spesso la Montagna Alta, quella dal Cuore di Cristallo, compariva. Sembrava chiedere loro di mettersi in viaggio fino alle sue cime e da lì entrare nelle sue viscere, fino a raggiungere il centro del suo cuore cristallino.
Fu così che un giorno le due sorelline si misero in viaggio e sul cammino incontrarono un un anziano dalla lunga barba bianca e dallo sguardo penetrante e azzurro come il cielo terso d'inverno.
"Dove state andando?"
"La valle sta soffrendo, e la Montagna Alta ci chiama fino al suo Cuore di Cristallo, ma neanche noi sappiamo perché, né cosa dovremo fare là, una volta raggiuntolo."
"Dovete sapere che il Cuore di Cristallo della Montagna raccoglieva e incanalava le energie purissime del Cielo inviandole al centro della Terra e, viceversa, convogliava le forze della Terra verso il Cielo, creando un Ponte Sacro essenziale alla vita e all'equilibrio della valle e di tutto il pianeta.
Chi ha creato questo mondo fa scendere le benedizioni dal Cielo sulla Terra attraverso ponti come questo, e se il cristallo è offuscato il Ponte è interrotto...
Per ridare gioia alla valle e ai suoi abitanti bisogna ripristinare il ponte, bisogna far tornare puro e immacolato il Cuore della Montagna, e per far questo bisogna farla cantare. Il canto del Cristallo scioglierà tutto il dolore e il cuore della montagna tornerà a risplendere puro, riportando luce nel cuore della Terra e pace agli abitanti della valle."
"Ma come potremo far cantare la Montagna?" chiesero allora le bambine.
"Dovete fare in modo che il suo Cuore di Cristallo canti con voi."
"Ma cosa dovremo cantare, per far sì che la montagna canti con noi?"
"Dovrete cantare il Nome segreto di Chi ha creato ogni cosa e che risuona incessantemente, da sempre, nel cuore di ogni uomo.
Le due sorelle si guardarono, ciascuna sperando che l'altra avesse capito, e quando volsero lo sguardo sul saggio per farsi meglio spiegare, egli era già sparito.

Si rimisero in cammino ancor più confuse. Erano presso la cima quando si accorsero di non esser sole, bensì circondate da creature vitree, sottili, che si confondevano con le nevi e coi ghiacci. Erano gli Spiriti a guardia della Montagna.
Le due sorelle si inoltrarono nel tunnel buio e finalmente giunsero al centro del Cuore della Montagna, e uno spettacolo meraviglioso apparve ai loro occhi.
Una fenditura dall'alto lasciava passare un raggio di luce che si rifrangeva e moltiplicava se stesso sulle infinite sfaccettature di innumerevoli concrezioni cristalline...il Cuore della Montagna era veramente di Cristallo, di tanti cristalli stupendi che ne rivestivano le cavità silenziose, pulsanti di luce ormai debole, offuscata, che lasciava immaginare quel che l'uomo aveva inflitto alla Terra.

Gli Spiriti della Montagna si erano radunati silenziosi attorno alle due sorelle, in attesa. Il loro cuore luminoso pulsava col debole cuore della Montagna, che sembrava potersi spegnere da un momento all'altro, per sempre.

Le due sorelle si guardarono, anche loro in silenzio. In loro echeggiavano le parole dell'uomo incontrato sulla strada:
"...per far cantare la Montagna, bisogna cantare il Nome segreto di Chi ha creato ogni cosa, un Nome che risuona incessantemente nel cuore dell'uomo... di ogni uomo...senza distinzione...."

...il Nome segreto racchiuso nel cuore di ogni uomo...un suono!...qui tutto è silenzio... un suono che sia un canto... il suono del suo battito, il suono del battito del cuore dell'uomo farà cantare la montagna!

Le due sorelle si presero le mani e le appoggiarono sul loro cuore, e cercarono di dargli voce, per far sì che tramite la loro voce arrivasse al cristallo per farlo vibrare... e il cristallo cantò, e cantò, e cantò di un canto sublime, e il dolore si sciolse e con esso l'oscurità. Man mano che si levava il canto, dal Cuore di Cristallo della Montagna la luce sembrava inondare le viscere della Terra, e in men che non si dica tutta la valle risuonava di quel canto, che si propagava da montagna a montagna. Agli occhi e alle orecchie delle due sorelline sembrava un miracolo, e danzarono di gioia, mentre continuavano a cantare quel suono che ciascuno, ignaro, custodisce nel cuore e che faceva vibrare la montagna. Forse gli uomini avrebbero continuato a devastare la Terra, forse il Cuore della Montagna avrebbe sofferto ancora e ancora una volta si sarebbe offuscato, interrompendo quel flusso di luce che dal Cielo giunge alla Terra....
Loro avrebbero comunque cantato e fatto cantare la Montagna, e avrebbero insegnato quel canto ad altri, per riportare la serenità e la purezza del cristallo in ogni cuore, sempre.


di: Il Regno Delle Fate

Il fiore di loto, dove abitano le fate delle acque




In un tempo lontano ormai più di diecimila, ventimila anni, alla foce del grande fiume che già da allora attraversava la pianura padana, dai monti fino al mare, il fiume grande e placido che gli antichi chiamavano Eridano, e i più recenti abitanti della pianura Po, alla foce del gran fiume dunque c'era una immensa palude, così grande che arrivava ad occupare gran parte di quella che adesso è diventata pianura.
La palude era grande e bellissima, come tutto era bello nel mattino del mondo. L'acqua era chiara, di un indescrivibile colore verde-azzurro, là dove spuntavano le leggere canne sottili dei giunchi a migliaia, docili al vento come enormi ventagli mormoranti di dee sontuosamente abbigliate. Più scura era invece l'acqua, là dove affioravano i grandi fiori di loto, gli enormi petali bianco-rosati posati sull'acqua placida che immobile rifletteva il verde delle canne e l'oro del sole.
Si diceva che i fiori di loto proteggessero i regni delle fate delle acque, che si nascondevano proprio sotto le grandi corolle, ma a nessun essere vivente era dato vederli, e comunque nessuno che si credeva li avesse visitati era mai tornato per raccontarne.
Perché i regni delle fate possono svelarsi dovunque, all'improvviso, luminosi di promesse di gioia, e sparire altrettanto improvvisamente, lasciando un vuoto buio di incolmabile rimpianto. Si può morire di nostalgia, struggendosi per il desiderio di quel mondo perduto. Si può impiegare il resto della vita nella ricerca vana di qualcosa che forse non esiste, immaginata sempre un filo al di là dell'orizzonte, sempre un pelo sotto la limpida acqua di un lago, alla fine delle dune che si inseguono in un deserto, appena dopo la svolta di un sentiero nella foresta, quando già sembra di sentire le risate argentine degli esseri fatati confuse col canto degli uccelli.
Si, può essere davvero pericoloso, per la quiete della propria anima, anche solo intravedere il mondo delle fate.
Gli uomini che vivevano nei villaggi sparsi ai limiti della grande palude sapevano tutto questo, al modo che un tempo gli uomini sapevano le cose, essendo tra loro in sintonia tutti gli esseri del creato; affrontavano quindi la grande palude con prudenza e rispetto, e ne avevano un poco timore, pur ammirandone la variegata bellezza e pur traendo da essa il proprio sostentamento; si cibavano infatti dei pesci della palude, e ne cacciavano le molte specie di uccelli: anatre e folaghe durante l'autunno, ed aironi, e gallinelle d'acqua: con le canne e coi giunchi, poi, costruivano le loro abitazioni e le barche con le quali scivolavano sull'acqua quieta, e con gli splendidi boccioli dei fiori di loto le loro donne si adornavano i capelli.
In uno di questi villaggi viveva una giovane vedova, con un bambino nato da poco, ed il fratello un poco più giovane di lei, fiero e indomabile come un guerriero barbaro, invece del povero pescatore che era. IL giovane amava andarsene per la palude, ed amava anche i rischi che questo comportava, più che temerli. Con la sua barchetta leggera scivolava tra i giunchi, tuffandosi proprio là dove erano più folti, perché aveva sentito raccontare dai vecchi che talvolta, nei ciuffi più folti, si apriva una porta che conduceva ai regni delle fate.
Infine, un giorno in cui il meriggio sembrava essersi allungato all'infinito, e la notte non sopravvenire mai, e al giovane gli occhi bruciavano talmente per il luccichio del sole che non riusciva più a distinguere la direzione che aveva preso, né riusciva a comprendere dove era finito, e il sudore colava lungo il suo corpo fino a trasformarlo in una statua di bronzo e il mondo intero sembrava tacere in attesa, e non si udivano versi di anitra dall'ombra dei canneti, né voli striduli di uccelli nel cielo, e tutto era verde, oro ed azzurro, e silenzio, perché nemmeno la barca faceva rumore mentre scivolava verso un gruppo più folto degli altri come se la direzione fosse decisa e inevitabile, il mondo delle fate si spalancò davanti agli occhi del ragazzo, all'improvviso. Egli comprese subito - sebbene non sapesse spiegarsene il perché - che il luogo dove si trovava era fatato, e si avvicinò al centro di quel luogo misterioso, dove, affioranti dalle acque e quasi sospesi sopra di esse, si trovava un forziere colmo di monete d'oro, ed accanto dormiva quieta, sdraiata su un comodo divano, una fanciulla, i lunghi, lisci capelli scintillanti come oro filato e le labbra piegate da un misterioso sorriso.
Le fate, accorse in gran numero lievi come farfalle, si raccolsero intorno al giovane con le lucide ali dorate scosse da un fremito leggero e lo invitarono con le ridenti voci argentine a scegliere uno dei due doni. IL forziere lo avrebbe ovviamente reso ricco, con la bellissima giovinetta avrebbe diviso una lunga vita felice di reciproco amore.
IL giovane esitò, ma solo per poco; pensò alla sorella, alla povera vita che lei viveva, al bimbo nato da poco e che già conosceva il dolore, al fatto che di belle donne il mondo era pieno e che, in fondo, all'amore lui non credeva...... Scelse dunque il forziere e lasciò senza rimpianti quel mondo incantato.
Da quel giorno, la vita della famigliola cambiò radicalmente, poiché le monete nel forziere sembravano non finire mai. Per ognuna che se ne toglieva, un'altra misteriosamente compariva al suo posto. La sorella era finalmente tranquilla e felice ed il suo bel bambino cresceva forte e sano. IL fratello però, a mano a mano che il tempo passava, si interessava sempre meno dell'accumularsi della ricchezza, perché il suo unico pensiero era l'immagine della bellissima fanciulla che non aveva svegliato.
La dolce ossessione non lo abbandonò più. Lui passava i suoi giorni scivolando sull'acqua con la sua barchetta, sempre alla ricerca della caverna fatata, sempre sperando che al prossimo ciuffo di giunchi, al prossimo colpo di remo si riaprisse la porta che lo avrebbe condotto alla bella creatura che lo aveva stregato.
Finì per non tornare neanche più a casa a dormire, si dimenticò di mangiare e di bere, e infine morì. Lo ritrovarono qualche giorno più tardi, che sembrava addormentato, con la barchetta impigliata in un ciuffo di giunchi più folto degli altri e sulle labbra un misterioso sorriso.
La sorella, che aveva compreso di essere stata in parte la ragione della scelta che aveva portato alla morte il fratello tanto amato, volle dare al bambino nato da poco il nome di "Giunchi", in ricordo della storia dolce-amara che era all'origine della fortuna della famiglia, che col tempo crebbe sempre più in importanza e ricchezza.
Le fate, però, non dimenticarono di punire la scelta priva d'amore del giovinetto che le aveva, in un tempo lontano, trovate nella grande palude e così tutti i primogeniti della famiglia vennero condannati a non saper riconoscere l'amore, quando lo incontrano, e a vivere senza conoscerne la felicità.
La grande palude è ormai quasi sparita, col passare dei millenni.
Però una quindicina di chilometri prima di confluire nel Po, il fiume Mincio forma la distesa lacustre che abbraccia da tre lati la città di Mantova, e lì si possono trovare, sulla distesa d'acqua placida, ancora ciuffi di giunchi e di canne che tremolano al vento, e, verso il finire d'agosto, i fiori di loto che aprono a migliaia le grandi corolle bianco-rosate.
Qualche barchetta si avvicina cauta scivolando sull'acqua quieta, ma nessuno osa addentrarsi fra la grande distesa dei fiori sospesi sull'acqua più scura , anche se i rematori sorridono alle domande indiscrete dei turisti curiosi, se sia vero che là sotto hanno trovato l'ultimo rifugio i regni delle fate delle acque.



trovata nel web, autore a me sconosciuto

giovedì 12 gennaio 2012

Esisto ^_^

"Non dimenticarmi
Io esisto non solo nei tuoi sogni
Non abbandonarmi
La speranza ti porterà da me"


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L'autore di questa frase non lo conosco, ma l'ho trovata in un link in facebook ^_^

E' come il grido di chi non vuol restare o sentirsi sola..nell'anima!

Molto semplice e bella.............

Il posto delle favole


E' il mondo incantato che vive dentro di noi,
e' il desiderio dei grandi di rimanere magicamente bambini,
e' il sogno che sa di fantasia e speranza, di fate e folletti,
di mondi incantati e pensieri buoni.
Le favole siamo noi.

Le favole sono di tutti, grandi e bambini.
Le favole nascono per volare lontano,
per toccare il cuore della gente.
Le favole si amano, si raccontano, si vivono, si sognano...


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Credere nelle Favole è magico per tutti!
Mai smettere di crederci

Mai smettere di volare con la fantasia, l'immaginazione.....

Finchè viviamo la nostra Favola, la vita ha senso!

lunedì 9 gennaio 2012

Un mondo silenzioso


Apro la finestra e sento il fruscio degli alberi,
le dolci melodie dell'acqua del fiume,
vedo le rose del giardino piene di lacrime di rugiada;
all'ora capisco che attorno a me c'è un mondo silenzioso ... il mondo delle fate ..


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 La bellezza della natura ci vien rivelata ogni giorno, io so che qualcosa..qualcuno la vive in silenzio e lontano dai nostri occhi indiscreti!

Un mondo incantato....^_^